Chiesa di Santa Caterina Ovvero prendersi cura degli edifici

La chiesa di Santa Caterina ha una facciata che si lascia attraversare dall’aria e dalla luce. La parete è decisamente curvata, concava e da essa si staccano quattro colonne a tutto tondo, due nell’ordine inferiore e due, più piccole, nell’ordine superiore.

È una caratteristica rara a Mantova, direi unica, forse perché gli edifici erano pensati più per la afosa e densa atmosfera estiva, o per la nebbia che richiede masse solide e compatte.

Da un po’ di tempo questa bella architettura lanciava messaggi di aiuto, come fanno spesso gli edifici di una certa età, con discrezione ma con insistenza lasciava cadere piccoli frammenti; L’incavo di una guscia, un breve tratto di listello, un porzione di intonaco.

La parte più in vista del nostro intervento consiste sicuramente nel restauro della facciata.

Ma c’è ben altro, ci sono una serie di opere forse meno affascinanti ma non meno importanti che interessano tutto l’organismo; la riparazione di alcune lesioni originate dal sisma del 2012, la manutenzione della copertura, la rimozione di una grande quantità di guano nel sottotetto, la rimozione di banali ma abbondanti ragnatele dalle volte interne.

Si tratta in pratica di prendersi cura di un bene che è della collettività e che abbiamo il dovere di trasmette alle generazioni future.

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La delicatezza del ‘700

RESTAURO DELLA CHIESA DI S. SISTO II A PALIDANO DI GONZAGA (MN)

Stiamo riportando alla luce l’originale leggerezza del ‘700; il bianco degli stucchi raffinati, il verde tenue,  come di certe ali di libellula, un giallo delicato ma luminosissimo, un cenere appena accennato. Colori stesi a più velature, dotati di grande profondità. Le ferite del terremoto sono evidenti ma le sapienti mani delle restauratrici Garilli –  Cavalli e dei loro collaboratori,  sapranno lenirne il dolore.

Un progetto dello studiopdA  Urbani, Bertoni, Scarduelli.

ALE

CHIESA DI RONCHI – intervento post sisma 2012

tipologia di intervento Restauro e consolidamento strutturale volti al ripristino dei danni conseguenti il sisma del 2012

luogo Palidano, loc. Ronchi – Suzzara (MN)

committente Parrocchia di Palidano

periodo realizzazione 2013

A seguito degli eventi sismici del 29 maggio 2012,  l’edificio ha subito  dissesti e lesioni che lo rendevano inagibile. Si sono pertanto rese necessarie opere per la messa in sicurezza del fabbricato ed interventi per ripristinare i danni causati.

L’edificio è una costruzione isolata in muratura, costruita attorno agli anni ’30 nelle vicinanze di un piccolo monastero oggi non più presente.

L’ edificio è a unica navata di m 6,40 per m 11,50, il presbiterio è rialzato di due gradini rispetto all’aula, ha forma rettangolare con abside circolare, una piccola sagrestia è posta sul lato est del presbiterio.  La lesione più significativa è quella in chiave dell’arco che denota una spinta orizzontale alla base dell’arco, mentre le lesioni nella parte alta degli spigoli dell’aula denotano la spinta verso l’esterno delle facciate.

Si è rinforzata la parete, ove è inserito l’arco, con la posa di due tiranti, quello verso la navata è ancorato alle pareti laterali della chiesa, mentre il tirante verso il presbiterio è ancorato alle pareti del presbiterio stesso. In corrispondenza degli spigoli angoli dell’aula, nelle parte superiore ove sono presenti le lesioni, sono state messe in opera, nella parte interna, piastre angolari, collegate esternamente a capochiave.

La fessura in chiave dell’arco è stata ripristinata con l’inserimento di cunei e malta ad alta resistenza ed antiritiro.

Le capriate in legno a sostegno della copertura, prima solo appoggiate alla muratura, sono state ancorate ai muri mediante staffe bullonate alla trave e a piastre esterne. Opere di stuccatura e ridipintura interna hanno completato i lavori

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LA MEMORIA DELLE PIETRE

STORIE, EDIFICI E UOMINI NEL TERRITORIO DI MANTOVA
TRA SETTECENTO E OTTOCENTO, ALLA LUCE DEI RESTAURI DEL TERREMOTO

Il sisma del 2012 ha messo a nudo pregi e difetti di numerosi edifici per il culto in città e provincia, permettendone nel contempo una conoscenza paradossalmente prima non possibile.

Un gran numero di queste costruzioni, completamente riformate in epoca settecentesca e poi oggetto di restauri a inizio novecento, ha così svelato la propria natura molteplice. L’architettura di queste fabbriche, cresciute su sè stesse a mezzo di demolizioni e ampliamenti, reimpiego di materiali e parti importanti di strutture precedenti, è giunta ai nostri giorni in una calma apparenza scevra da problematiche evidenti. Uniformità di linguaggio e soluzioni tipologiche, involucri a intonaco e ornati di grande pregio a questi perfettamente coerenti sono frutto di un’arte della trasformazione che su questo territorio ha tra i suoi capostipiti Giulio Romano.

In questa pratica di continuo ridisegno volta al risparmio, che concorre a rendere irriconicoscibili le parti antiche mascherate e riutilizzate, non vi è però nulla di prevedibile, a partire proprio dal riuso delle strutture. Non solo vengono mantenute fondazioni di assetti precedenti ma sovente porzioni superiori e di coronamento che, a sorpresa, sembrano galleggiare su parti di epoca successiva.

Se da un lato gli studi storici vanno chiarendo sempre più ruolo e identità delle figure di spicco tra gli architetti attivi sul territorio tra sette e ottocento, parimenti emergono dall’anonimato le identità di alcuni capomastri alla cui abilità e pratica esperta sembrano riferibili opere di grande qualità come le Parrocchiali di Polesine e Palidano. I restauri eseguiti hanno via via svelato anche le storie di questi uomini e artisti, a volte spregiudicati e avventurosi.

Per chi fosse interessato, torniamo a ragionarci in una conversazione alla Madonna della Vittoria, venerdi 12 febbraio alle 17.30

memo pietre agnolo

 

(gsb)