STORIE, EDIFICI E UOMINI NEL TERRITORIO DI MANTOVA
TRA SETTECENTO E OTTOCENTO, ALLA LUCE DEI RESTAURI DEL TERREMOTO
Il sisma del 2012 ha messo a nudo pregi e difetti di numerosi edifici per il culto in città e provincia, permettendone nel contempo una conoscenza paradossalmente prima non possibile.
Un gran numero di queste costruzioni, completamente riformate in epoca settecentesca e poi oggetto di restauri a inizio novecento, ha così svelato la propria natura molteplice. L’architettura di queste fabbriche, cresciute su sè stesse a mezzo di demolizioni e ampliamenti, reimpiego di materiali e parti importanti di strutture precedenti, è giunta ai nostri giorni in una calma apparenza scevra da problematiche evidenti. Uniformità di linguaggio e soluzioni tipologiche, involucri a intonaco e ornati di grande pregio a questi perfettamente coerenti sono frutto di un’arte della trasformazione che su questo territorio ha tra i suoi capostipiti Giulio Romano.
In questa pratica di continuo ridisegno volta al risparmio, che concorre a rendere irriconicoscibili le parti antiche mascherate e riutilizzate, non vi è però nulla di prevedibile, a partire proprio dal riuso delle strutture. Non solo vengono mantenute fondazioni di assetti precedenti ma sovente porzioni superiori e di coronamento che, a sorpresa, sembrano galleggiare su parti di epoca successiva.
Se da un lato gli studi storici vanno chiarendo sempre più ruolo e identità delle figure di spicco tra gli architetti attivi sul territorio tra sette e ottocento, parimenti emergono dall’anonimato le identità di alcuni capomastri alla cui abilità e pratica esperta sembrano riferibili opere di grande qualità come le Parrocchiali di Polesine e Palidano. I restauri eseguiti hanno via via svelato anche le storie di questi uomini e artisti, a volte spregiudicati e avventurosi.
Per chi fosse interessato, torniamo a ragionarci in una conversazione alla Madonna della Vittoria, venerdi 12 febbraio alle 17.30
(gsb)